venerdì 19 giugno 2020

La democrazia dopo il virus. Cosa ci attende dopo la pandemia?




di Damiano Palano


Questo testo è tratto da uno dei saggi compresi nell’ebook, curato da Damiano Palano e Raul Caruso, Il mondo fragile. Scenari globali dopo la pandemia, uscito per Vita e Pensiero alla metà di maggio. Il volume cerca di ragionare sulle ricadute che lo shock globale del Covid 19 potrebbe avere a livello politico ed economico. L’intero e-book può essere gratuitamente scaricato in formato pdf dal sito della casa editrice Vita e Pensiero e dal sito di Amazon (formato kindle).

Le previsioni sull’impatto che avranno la pandemia e le misure di distanziamento sociale sull’economia globale e sulle economie del Vecchio continente sono al momento ancora premature, ma le stime provvisorie prevedono una notevole contrazione della produzione in tutte le economie occidentali, oltre che una riduzione significativa del volume degli scambi. Questo scenario potrebbe favorire sul versante politico un ulteriore inasprimento delle condizioni di instabilità e, dunque, un rafforzamento della tendenza che negli ultimi dieci anni ha portato sulla scena nuovi e aggressivi outsider, più o meno ascrivibili all’eterogenea famiglia delle formazioni anti-sistemiche.

Le tensioni che le democrazie occidentali si troveranno ad affrontare dopo che la fase più acuta dell’emergenza del Covid sarà terminata hanno d’altronde a che vedere in gran parte con l’eredità di dinamiche di lungo periodo. La depressione economica segnerà quasi certamente ulteriore aggravamento della «crisi fiscale» dello Stato, che in alcuni casi potrebbe anche diventare drammatica e che offrirà spazi consistenti al riemergere della protesta fiscale. In secondo luogo, è probabile che la contrazione delle economie occidentali contribuirà a logorare ulteriormente i legami identitari su cui ancora possono contare i partiti ‘tradizionali’ e a indebolire la fiducia nei confronti di leader e partiti. Inoltre, le conseguenze del Covid-19 potrebbero accelerare il ‘declino relativo’ dell’Occidente (sotto il profilo economico, politico e culturale), e non sembrano comunque in grado di invertire in modo significativo la tendenza di uno spostamento verso Est del baricentro dell’economia globale. Ciò potrebbe evidentemente rafforzare il cultural backlash, accentuando la sensazione di insicurezza e deprivazione soprattutto in alcuni strati sociali. Quote di elettorato crescenti potrebbero così spostarsi verso posizioni più radicali (e verso nuove formazioni politiche), polarizzando lo scontro politico. E potrebbero in particolare riacquistare vigore tanto i conflitti radicati sulla frattura centro-periferia (e focalizzati sulla protesta fiscale), quanto le tendenze isolazioniste e nazionaliste (che nel Vecchio continente assumerebbero come bersaglio i ‘vincoli’ imposti dall’Ue).

Più in particolare, uno dei rischi è che gli effetti della crisi contribuiscano ad alimentare la «recessione democratica» in corso da circa quindici anni, logorando le basi dei regimi più fragili, che, soprattutto per ciò che concerne l’Est europeo e alcune delle ex-repubbliche sovietiche, sembrano a molti già fuoriusciti dall’alveo di una piena democrazia. Al tempo stesso, la pandemia e le sue ricadute potrebbero riproporre la dinamica che ha investito i sistemi politici occidentali dopo la crisi finanziaria del 2008, versando dunque combustibile nel serbatoio della protesta «populista» e aggravando quel processo di «deconsolidamento» delle democrazie mature che secondo alcune ipotesi sarebbe già cominciato da alcuni anni.

Per quanto un simile scenario non debba certo apparire ottimistico, sarebbe però un errore interpretare queste tendenze nei termini di previsioni deterministiche. Nel mondo che seguirà la pandemia, un ruolo importante, e per molti versi decisivo, dipenderà infatti dalla capacità politica di impedire che una miscela esplosiva di ingredienti vada a innescare una «crisi generale». E dunque il futuro delle democrazie è strettamente legato anche alle sorti dell’ordine internazionale liberale che abbiamo ereditato dalla Seconda guerra mondiale, che ha indirizzato il processo di globalizzazione negli ultimi trent’anni, e che mostra ormai da tempo profonde tracce di logoramento. Ma probabilmente il futuro delle democrazie si giocherà anche sulla loro capacità di abbandonare visioni ingenuamente ottimistiche, senza al tempo stesso cedere alla retorica di un declino inevitabile.

Puoi continuare a leggere il capitolo scaricando gratuitamente il volume dal sito della casa editrice Vita e Pensiero e dal sito di Amazon (formato kindle).




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