domenica 26 febbraio 2017

Lo spettro del populismo e il vuoto della politica. Un libro di Jan-Werner Müller





di Damiano Palano

«Uno spettro si aggira per il mondo: il populismo», scrivevano Ghiţă Ionescu ed Ernest Gellner alla fine degli anni Sessanta, aprendo un volume frutto di un seminario alla London School. E a distanza di quasi mezzo secolo è oggi davvero difficile non sottoscrivere quella frase. A dispetto del successo ottenuto dalle proposte politiche di solito definite «populiste», è però tutt’altro che agevole chiarire cosa ci sia sotto una formula adottata per identificare movimenti, leader e stili di comunicazione in realtà molto diversi. E anche per questo la discussione su quale sia l’«essenza» del populismo (e se una simile «essenza» esista) si protrae da decenni. 
In questo dibattito si inserisce anche il volume Cos’è il populismo? di Jan-Werner Müller (Università Bocconi Editore, pp. 137, euro 16.00, con una introduzione di Nadia Urbinati), che propone una soluzione tutto sommato abbastanza semplice. Il populismo ai suoi occhi è infatti «una particolare visione moralistica della politica, un modo di percepire il mondo politico che oppone un popolo moralmente puro e completamente unificato» a «élite ritenute corrotte o in qualche altro modo moralmente inferiori». Ciò significa che i populisti sono anti-elitari, ma soprattutto anti-pluralisti, nel senso che ambiscono a rappresentare la totalità del popolo, inteso come soggetto unitario e omogeneo. E proprio perché rappresentano il popolo come un «tutto», sono considerati dallo studioso tedesco come una minaccia per la democrazia.
Scritto nel corso della campagna elettorale per la Casa Bianca, il volume di Müller, più che un saggio scientifico, è un pamphlet che si propone di suggerire alcune misure concrete per ‘difendersi’ dal populismo. Ma, osservato con attenzione, a risultare quantomeno sfuocato è lo stesso criterio che dovrebbe consentire di identificare i ‘veri’ populisti. Gli esempi cui ricorre Müller non possono infatti non alimentare qualche perplessità. Nell’affollata galleria allestita da Müller figurano per esempio Juan Domingo Perón e Hugo Chavez, Geert Wilders e Marine Le Pen, Silvio Berlusconi e Beppe Grillo, Donald Trump e Nigel Farage, Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdoğan, ma anche il fascismo italiano e il nazionalsocialismo tedesco. E per quanto alcuni tratti accomunino davvero questi leader e questi movimenti, è però legittimo chiedersi a cosa serva una categoria analitica alla quale possono essere ricondotti casi tra loro tanto eterogenei. Non può inoltre non apparire singolare che sia escluso dal novero il People’s Party fondato negli Stati Uniti negli anni Novanta dell’Ottocento, e cioè proprio quel movimento in relazione al quale fu coniato il termine populism. Ed è anche piuttosto discutibile che non siano ricondotti al populismo Bernie Sanders, gli Indignados o Occupy Wall Street, solo perché – secondo il criterio quantomeno impressionistico adottato da Müller – si sarebbero appellati alle ragioni del novantanove per cento (e dunque non alla totalità del popolo, bensì solo alla sua maggioranza).
Senza riuscire a rispondere in modo efficace alla domanda su cosa sia davvero il populismo, proposte come quelle di Müller corrono inevitabilmente il rischio di consolidare il sospetto di chi pensa che sul termine gravi irrimediabilmente l’ipoteca di un’accezione fortemente spregiativa. Più che ricercare una presunta «essenza» del populismo, si dovrebbe d’altronde riconoscere che la «logica populista» e l’appello al popolo diventano strumenti particolarmente allettanti per leader e movimenti che intravedano uno spazio vuoto, lasciato libero dalla dissoluzione delle vecchie identità politiche, dalla disgregazione del sistema partitico, dalla rottura della relazione fiduciaria tra società e classe politica. E anche per questo, più che sperare di esorcizzare la minaccia alle istituzioni democratiche che giunge da leader più o meno spregiudicati e demagogici solo pronunciando la parola «populismo», dovremmo interrogarci un po’ sulle motivazioni – non solo economiche – di quel vuoto politico che in molte democrazie occidentali sembra assumere le proporzioni di una voragine. Perché finché quella voragine non cesserà di estendersi, movimenti populisti non mancheranno di farsi avanti. Innalzando ogni volta il vessillo di un popolo immaginato, e proclamandosi invariabilmente fedeli custodi dei suoi interessi traditi.

Damiano Palano







lunedì 20 febbraio 2017

«In nome del popolo? La sfida populista nelle democrazie occidentali». Un ciclo di incontri all'Università Cattolica - Sede di Milano




Lunedì 6 marzo 2017, ore 14.30
Un populista alla Casa Bianca. Donald Trump e il futuro dell’America
Presentazione del volume di Mattia Ferraresi, La febbre di Trump (Marsilio)
Con Damiano Palano, Luca G. Castellin, Mattia Ferraresi (corrispondente per “il Foglio” dagli Usa)
Cripta Aula Magna


Lunedì 20 marzo 2017, ore 12.30
Un populismo di sinistra?
Presentazione del volume di Marco Damiani, La sinistra radicale in Europa. Italia, Spagna, Francia, Germania (Donzelli)
Con Damiano Palano, Marco Damiani (Università di Perugia)
Aula G.020 Ubaldi

Venerdì 31 marzo 2017, ore 14.30
Populismo in Gran Bretagna?
Presentazione del volume curato da Gianfranco Baldini, La Gran Bretagna dopo la Brexit (Il Mulino)
Con Damiano Palano, Silvio Cotellessa, Gianfranco Baldini (Università di Bologna).
Aula Magna

Lunedì 3 aprile 2017, ore 14.30
Il nazional-populismo francese da Jean-Marie a Marine Le Pen
Presentazione del volume di Nicola Genga, Il Front National da Jean-Marie a Marine Le Pen (Rubbettino)
Con Damiano Palano, Martino Mazzoleni, Nicola Genga (Università “Sapienza” di Roma)
Aula G.252

Venerdì 28 aprile 2017, ore 14.30
Il grande complotto. La sindrome della cospirazione da Machiavelli alla “post-verità”
Presentazione del volume di Alessandro Campi e Leonardo Varasano, Congiure e complotti. Da Machiavelli a Beppe Grillo (Rubbettino).
Con Damiano Palano, Alessandro Campi (Università di Perugia)

Lunedì 8 maggio 2017, ore 14.30
La sfida populista. Populismo e democrazia in Europa

Aula Magna

Tutti gli incontri su terranno presso
Università Cattolica
Largo Gemelli 1
Milano

sabato 18 febbraio 2017

«In quel che resta del popolo». Teologia politica al termine del Moderno. Un seminario con Mario Tronti - Venerdì 10 marzo 2017, ore 14.30





«In quel che resta del popolo» 
Teologia politica al termine del Moderno 

Seminario sul volume di Mario Tronti, Dello spirito libero. Frammenti di vita e di pensiero (il Saggiatore)

Relazione introduttiva
Damiano Palano

Con la partecipazione di Mario Tronti

Interventi di 

Matteo Cavalleri

Michele Filippini

Dario Gentili 


Venerdì 10 marzo 2017, ore 14.30

Università Cattolica

Sala Negri da Oleggio


Largo Gemelli 1, Milano

mercoledì 8 febbraio 2017

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Populismo

(Collana "I movimenti e le idee")
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