domenica 21 giugno 2020

Come uscire dell’era del «clash»? «Fake» di Christian Salmon


di Damiano Palano

«Il suddito ideale del regime totalitario», scrisse Hannah Arendt, è «l’individuo per il quale la distinzione tra realtà e finzione (cioè la realtà dell’esperienza), fra vero e falso (cioè i criteri di pensiero) non esiste più». Queste parole sono tornate spesso a riaffiorare nella discussione degli ultimi anni sulla «postverità», ossia sulla tendenza a considerare le proprie convinzioni personali più importanti dei fatti oggettivi. E le spiegazioni sui motivi che rendono oggi i cittadini delle democrazie occidentali all’apparenza sempre meno capaci di distinguere tra realtà e finzione, tra vero e falso, sono andate in direzioni molto diverse. La pista che indica Christian Salmon in Fake. Come la politica ha divorato se stessa (Laterza, pp. 203, euro 19.00) conduce direttamente alle tecniche della comunicazione politica, e in particolare all’esaurimento della capacità evocativa dello storytelling, protagonista della scena per almeno un quindicennio. Nel 2007, con il suo libro Storytelling, l’intellettuale francese aveva infatti invitato a riconoscere come il successo dei leader politici si giocasse sempre più sulla loro capacità di raccontare delle storie. Con l’ascesa di Bill Clinton, in particolare, il compito degli spin doctors non era più quello di ‘aggiustare’ i messaggi dei leader politici, ma era diventato costruire una narrazione, una storia individuale capace anche di fornire una rappresentazione della società e delle possibilità di ciascuno. L’apice di quella stagione fu raggiunto con la campagna di Barack Obama, ma al successo dello storytelling seguì, secondo Salmon, la disillusione. E dalla «repubblica dello spin» si passò così all’«impero del clash», ossia a una logica che non punta alla costruzione di un ordine narrativo coerente – all’interno del quale possano collocarsi le singole decisioni politiche – bensì solo alla produzione costante di provocazioni. Una logica la cui manifestazione più eclatante è naturalmente la compulsiva diffusione di tweet da parte di Donald Trump. Le cause sono comunque profonde e vanno rintracciate per Salmon nel logoramento della credibilità, oltre che nell’impotenza della politica. Con la crisi del 2008, per l’intellettuale francese, non esplose infatti soltanto la bolla finanziaria, ma anche quella dello storytelling, proprio perché l’impotenza della politica aggravò il «calo tendenziale del tasso di fiducia». Una volta smarrito il loro potere evocativo, le storie scomparvero dalla scena, spodestate dalla logica del clash, secondo la quale, per conquistare la visibilità, è necessaria una costante una trasgressione.

L’effetto della logica del clash – che coglie senz’altro molto del cambiamento degli ultimi anni – non può che essere devastante per la credibilità della politica e per le stesse condizioni della convivenza comune. Ma, anche se il quadro che dipinge Salmon non concede molto all’ottimismo, rimangono spazi per altre logiche. Chiunque intenda recuperare la credibilità perduta non potrà in ogni caso evitare di partire realisticamente dal presente. E soprattutto non potrà fare a meno di riconoscere la gravità del «calo tendenziale del tasso di fiducia».

Damiano Palano

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