venerdì 4 agosto 2017

Un manuale per capire il populismo. Un elzeviro di Massimiliano Panarari

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Questa recensione a Damiano Palano, Populismo (Bibliografica, Milano, 2017), è apparsa su quotidiano "La Stampa" il 2 agosto 2017.
 di Massimiliano Panarari
In epoca di travolgente ascesa del populismo, historia magistra vitae. E per capire meglio il dna di alcuni dei partiti radicali dell’attuale scenario sempre più postideologico si rivela opportuno andare direttamente alle radici, analizzando le traiettorie storiche dei populismi. Come fa, nel suo utilissimo libro Populismo (Editrice Bibliografica, pp. 151, euro 9,90) Damiano Palano, professore di Scienza politica all’Università Cattolica di Milano. Lo «Zeitgeist populista» (secondo l’etichetta del politologo olandese Cass Mudde) ha messo una notevole ipoteca sul clima d’opinione contemporaneo, all’insegna di una trasversalità e di un’ambivalenza assolute, che tengono insieme il Donald Trump paladino del popolo bianco e il suo competitor Bernie Sanders censore di un establishment oligarchico che ha sequestrato l’American Dream (in questo, idealtipico erede del People’s Party, con riferimento al quale venne coniato nel 1891 il termine «populism»). Proprio perché, come ricostruisce bene questo volume, populismo rappresenta una categoria ombrello che è stata applicata a fenomeni tra loro diversi, mentre gli studiosi si dividono riguardo la sua natura di autentica ideologia oppure stile retorico, piuttosto, ancora, che «format» del discorso politico. E precisamente di qui, infatti, proviene la sua specificità rispetto ai vari altri «ismi» che hanno costellato il paesaggio culturale della modernità. Palano ripercorre la genealogia e le origini extraeuropee di quei movimenti che, sul finire del XIX secolo, nella Russia del regime zarista (fra romanticismo e socialismo) e negli Stati Uniti si proposero come alfieri del riscatto della popolazione contadina. E solo molto tempo dopo, dagli anni Cinquanta, sulla formula populista si innesteranno elementi – come la centralità di un capo carismatico interprete «disintermediante» delle istanze popolari (propria del filone latino-americano), la rivolta contro le élites e l’anti-intellettualismo – che lasciano intravedere il suo profilo odierno. Dove, pericolosamente, si intrecciano organicismo e antipluralismo.  

 Massimilano Panarari

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