lunedì 7 novembre 2011

Nostradamus? Lavora per la Cia. "L'uomo del destino", un libro di Bruce Bueno de Mesquita

di Damiano Palano



L'ambizione di predire il futuro è inscritta nel codice genetico delle scienze sociali. In
più di un secolo quell'ambizione si è scontrata però con critiche spietate e soprattutto con clamorosi fallimenti. È perciò piuttosto comprensibile il clamore cresciuto negli ultimi mesi attorno al modello matematico costruito da Bruce Bueno de Mesquita: un modello presentato come un formidabile strumento per anticipare eventi futuri e, soprattutto, corroborato da circa un trentennio di previsioni politiche quasi sempre confermate.
Bruce Bueno de Mesquita è un politologo della New York University ed è noto da anni fra gli studiosi di politica internazionale. La sua recente popolarità nasce però da un articolo che gli ha dedicato, nel 2009, il periodico "Goods", in cui veniva presentato come il "nuovo Nostradamus". Le previsioni formulate dal politologo, da anni consulente della Cia, si sarebbero infatti rivelate corrette nel novanta per cento dei casi.
Sull'onda di questo interesse, Bueno de Mesquita svela ora il suo 'segreto' in L'uomo del destino. Il mio metodo matematico per predire il futuro (Rizzoli, pp. 319, euro 20.00).
In sostanza, il modello di Bueno de Mesquita elabora previsioni sul comportamento futuro di Stati e leader politici sfruttando la teoria dei giochi, e in particolare la teoria dei giochi non cooperativi avviata dal matematico John Nash, premio Nobel per l'economia nel 1994. In generale, la teoria dei giochi parte da una serie di assunti di base, che rappresentano ciascun individuo come 'egoista' e 'razionale'. I giochi non cooperativi riguardano invece quelle contrattazioni in cui gli individui non si fidano mai interamente degli altri, e in cui tendono a 'bluffare', senza esplicitare completamente le vere intenzioni.
Bueno de Mesquita parte proprio da queste idee semplicissime per studiare la politica internazionale. A suo avviso, per prevedere con una certa approssimazione l'esito di una contrattazione politica è allora necessario: a) individuare quali sono i soggetti che influiscono su una decisione; b) ricostruire quali sono gli obiettivi che ciascuno degli attori coinvolti dichiara di voler perseguire; c) stimare l'importanza della questione per ciascuno degli attori coinvolti; d) valutare l'influenza che ogni attore è in grado di esercitare sugli altri.
Ovviamente, in contrattazioni che coinvolgono soltanto due soggetti - per esempio, un acquirente e un venditore - svolgere queste operazioni è piuttosto semplice. Ma, al crescere degli attori coinvolti, le cose diventano molto più complesse, anche perché il numero delle interazioni bilaterali diventa estremamente elevato. Il modello di Bueno de Mesquita cerca proprio di prevedere l'esito di contrattazioni di questo tipo, simulando negoziazioni e scambi fra tutti gli attori rilevanti.
Il problema più complesso è riuscire a individuare quali sono effettivamente tutti i soggetti coinvolti in una decisione e capire quale sia davvero la posizione che ognuno di essi sostiene (sia in pubblico, sia nelle contrattazioni riservate). Ma Bueno de Mesquita ritiene che tali informazioni possano essere desunte dalle opinioni degli esperti delle singole aree, o anche dallo spoglio di testate come "Time", "Economist" o "Financial Times". Una volta tradotte in valori quantitativi, queste informazioni vengono elaborate dal modello informatico, che alla fine indica gli esiti più probabili della contrattazione.
La proposta di Bueno de Mesquita è senza dubbio interessante, anche se presentarlo come il Nostradamus del XXI secolo finisce col diventare fuorviante. Non si può però mai dimenticare che proposte come queste non possono che ragionare su comportamenti prevedibili, ma rimangono in gran parte disarmate dinanzi alla comparsa del 'cigno nero', ossia degli eventi imprevedibili che cambiano il corso della storia. E d'altra parte - è bene ricordarlo - non tutte le previsioni del politologo sono andate a buon fine.
Un caso recente è piuttosto significativo. Nel febbraio del 2011, intervistato da un'emittente americana a proposito della situazione mediorientale, Bueno de Mesquita cercò di prevedere quali Stati sarebbero stati coinvolti dalle rivolte popolari. Ed escluse tutti quei paesi che avevano a disposizione ingenti risorse petrolifere, tra cui - oltre all'Arabia Saudita - soprattutto la Libia. Qualche giorno dopo, il regime di Muammar Gheddafi iniziava a scricchiolare, e oggi tutti sappiamo come sono andate le cose.
Questo non significa naturalmente che non si possa tentare di prevedere. Ma è sempre meglio non attendersi troppo. Perché il 'cigno nero' è sempre in agguato.


Damiano Palano

(Questo articolo è apparso su "Avvenire" del 5 novembre 2011)

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