lunedì 24 ottobre 2011

Il capitalismo multipolare. La trasformazione geo-economica nei libri di Valerio Castronovo e Andrea Goldstein

di Damiano Palano
 


 
Anche se sembra trascorso molto più tempo, sono passati solo dieci anni da quando i vertici del G-7 venivano fastosamente celebrati (e severamente contestati ) come l’organo di governo del mondo. Oggi i «sette grandi» ci appaiono infatti molto meno grandi, e la loro pretesa di ‘governare’ il mondo si rivela come drammaticamente irrealistica. Non certo perché il pianeta non abbia una necessità vitale di decisioni coordinate. Ma perché nel primo scorcio del XXI secolo la geografia del potere e dell’economia globale è cambiata radicalmente. E perché nuovi protagonisti rendono il quadro del mondo multipolare molto più complesso rispetto al passato.
Nel gruppo dei principali paesi in ascesa – i cosiddetti Bric, cui è dedicato il recente volume di Andrea Goldstein (Bric. Brasile, Russia, India, Cina alla guida dell’economia globale, Il Mulino, pp. 176, euro 15.00) – la presenza della Russia non è certo troppo sorprendente, se non altro perché raccoglie l’eredità della vecchia superpotenza sovietica. Ma, al tempo stesso, proprio l’ex impero di Mosca appare come il membro più fragile fra gli emergenti, sia perché la sua rinascita economica è legata prevalentemente all’esportazione di risorse energetiche, sia perché le prospettive future di sviluppo trovano un robusto ostacolo nel calo demografico. Un discorso ben diverso riguarda invece gli altri tre componenti del gruppo, che non solo fanno registrare annualmente notevoli tassi di crescita economica, ma mostrano anche potenzialità demografiche che non hanno precedenti nella storia.
Uno degli aspetti più importanti del mutamento – come sottolinea Valerio Castronovo nel suo Il capitalismo ibrido. Saggio sul mondo multipolare (Laterza, pp. 145, euro 12.00) – è dato dal fatto che i modelli sociali e politici dei nuovi protagonisti dell’economia globale sono nettamente diversi da quelli sperimentati dall’Occidente. La Cina ha infatti dato vita a una sorta di ‘economia socialista di mercato’, in cui alcuni elementi della vecchia ideologia maoista e un sistema politico autoritario si combinano con una ripresa del confucianesimo, all’insegna dell’immagine di una ‘società armoniosa’. L’India, invece, ha imboccato la via dello sviluppo conservando le proprie istituzioni democratiche e puntando soprattutto su una classe media istruita. Infine, il Brasile è diventato la settima economia mondiale rivisitando il vecchio populismo di Vargas, ma puntando anche su consistenti risorse energetiche e spazi geografici enormi.
Naturalmente, si tratta di paesi attraversati da profonde contraddizioni, e a un certo punto, la prosecuzione della loro marcia non potrà che scontrarsi con una serie di nodi irrisolti. La Cina dovrà per esempio riuscire a estendere i consumi interni senza alimentare una conflittualità ingovernabile. Il ‘miracolo indiano’ dovrà prima o poi fare i conti con le carenze infrastrutturali e con quegli intrecci fra politica e affari che rischiano di allontanare gli investitori stranieri. E il Brasile dovrà tenere sotto controllo i ritmi di crescita, per evitare che si crei un’ingestibile spirale inflazionistica. Nondimeno, è certo che Cina, India e Brasile saranno anche in futuro attori fondamentali dell’economia globale. E ciò pone problemi radicalmente nuovi sotto il profilo politico.
In effetti, è ormai piuttosto evidente che oggi le istituzioni internazionali costruite all’indomani della seconda guerra mondiale non sono più adeguate. Ma non è ancora chiaro quali possano essere le basi politiche su cui rifondare quelle istituzioni di cui il nostro mondo multipolare e interconnesso ha un bisogno tanto urgente. Il rischio, allora, è che finiscano col prevalere una rassegnazione fatalistica e un senso generalizzato di impotenza. E che lo spostamento dei poli geo-economici possa alimentare – sia in Occidente, sia nei paesi in ascesa – nuovi egoismi e vecchi risentimenti.


Damiano Palano

Valerio Castronovo, Il capitalismo ibrido. Saggio sul mondo multipolare, Laterza, pp. 145, euro 12.00.
Andrea Goldstein, Bric. Brasile, Russia, India, Cina alla guida dell’economia globale, Il Mulino, pp. 176, euro 15.00.


(Questo articolo è apparso, con il titolo Bric, i timonieri dello sviluppo, su "Avvenire" del 22 ottobre 2011)






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