venerdì 25 marzo 2011

Lo stato della democrazia

Lo Stato della democrazia

Cos’è la ‘democrazia’? Cosa significa realmente ‘potere del popolo’? E come si deve intendere il ‘popolo’ cui è affidato il potere di governarsi. Ognuna di queste domande accompagna la storia della democrazia fin dalla lontana genesi della parola e dell’idea. Non è dunque sorprendente che proprio simili interrogativi siano tornati ad affollare anche il dibattito contemporaneo. Negli ultimi vent’anni il successo della «democrazia», come forma di regime, si è accompagnato d’altronde a segnali di trasformazione (se non di ‘degenerazione’) dei regimi rappresentativi occidentali, che ne hanno modificato alcuni tratti importanti. Tanto da far sorgere ad alcuni osservatori il sospetto che non le società occidentali non siano più effettivamente democratiche. O che, quantomeno, lo siano in un modo diverso rispetto al passato.
È proprio questa l’idea che sta al fondo del volumetto In che stato è la democrazia? (Nottetempo, pp. 193, euro 16.00), all’interno dei quale sono raccolti i contributi di alcuni dei più noti esponenti del ‘pensiero critico’ contemporaneo, come, per esempio, Giorgio Agamben, Alain Badiou, Jean-Luc Nancy, Jacques Rancière e Slavoj Žižek. In questi saggi si sente, prevedibilmente, l’eco della polemica radicale contro la ‘democrazia rappresentativa’, i cui motivi di fondo vengono peraltro declinati secondo strategie differenti dai vari autori. Ma è piuttosto visibile anche il tentativo di confrontarsi con le vecchie ipotesi di intellettuali radicali come Cornelius Castoriadis e Claude Lefort, secondo cui la democrazia è soprattutto uno spazio simbolico. Un punto che sembra accomunare i diversi contributi è comunque l’idea che ‘democrazia’ sia diventato un concetto del tutto ambiguo, un vero e proprio significante vuoto, una sorta di fantasma al qual è possibile sovrapporre ogni aspirazione e qualsiasi progetto politico. Una simile ambiguità risale secondo Agamben a un’anfibolia originaria: cioè, al fatto che la democrazia designa tanto una forma di legittimazione quanto una forma di esercizio del potere. L’ambiguità si accresce però dinanzi alla dinamica che Wendy Brown definisce come ‘de-democratizzazione’: un processo complesso, innescato da fenomeni come il crescente ruolo delle grandi imprese, la trasformazione della comunicazione, l’espansione dell’ambito d’azione degli esecutivi, l’estensione del potere dei tribunali, le modificazioni della sovranità, oltre che la fortuna delle politiche securitarie. Più che da una contrapposizione fra democrazia diretta e rappresentativa, dalle ipotesi di Badiou o dalle provocazioni di Žižek, le sollecitazioni più interessanti sembrano così provenire proprio dall’analisi di Brown. Non certo perché sia sufficiente biasimare lo ‘svuotamento’ della democrazia reale, o la sua ‘deriva oligarchica’. Ma perché solo riconoscendo queste tendenze diventa possibile comprendere, in modo realistico, la democrazia contemporanea. E ripensarne, così, anche gli assetti istituzionali.



Damiano Palano


AA.VV., In che stato è la democrazia?, Nottetempo, Roma, 2010, pp. 193, euro 16.00.




http://home.edizioninottetempo.it/catalogo/figure/in-che-stato-e-la-democrazia/