venerdì 25 febbraio 2022

Contro lo «scetticismo democratico» la soluzione viene dal basso. Un manifesto di Charles Taylor, Patrizia Nanz e Madeleine Beaubien Taylor


di Damiano Palano

Questa segnalazione del volume Charles Taylor, Patrizia Nanz e Madeleine Beaubien Taylor, Una nuova democrazia. Come i cittadini possono ricostruirla dal basso (Il Margine, pp. 97), è apparsa su quotidiano "Avvenire" il 24 febbraio 2022.

Nel discorso tenuto a Atene in occasione del viaggio apostolico del dicembre 2021, Papa Francesco ha fatto proprie le parole con cui San Gregorio di Nazianzo aveva celebrato la città greca, «aurea e dispensatrice di bene». Parlando dai luoghi in cui nacque l’idea occidentale di democrazia, ha anche formulato una diagnosi sullo stato odierno dei sistemi politici occidentali. Riconoscendo la tendenza verso un «arretramento della democrazia», Francesco ha innanzitutto accolto la lettura proposta da molti politologi contemporanei. E, in secondo luogo, ha sottolineato come sia soprattutto una minaccia ‘interna’ a corrodere le istituzioni democratiche. «In diverse società, preoccupate dalla sicurezza e anestetizzate dal consumismo», ha osservato, «stanchezza e malcontento portano a una sorta di ‘scetticismo democratico’», alimentato anche «dalla distanza dalle istituzioni, dal timore della perdita di identità, dalla burocrazia». Molte ricerche hanno infatti messo in luce il declino (apparentemente irreversibile) della fiducia riposta dai cittadini nella classe politica e nelle istituzioni. I partiti e i leader «populisti», che negli ultimi anni hanno mietuto voti, sono spesso riusciti a capitalizzare a loro favore la sfiducia contro la «casta» e le élite. Ma l’impossibilità di mantenere le promesse ha invariabilmente finito col generare una sorta di corto circuito. E nuove delusioni hanno fatto crescere ulteriormente lo scetticismo nei confronti della politica.

Naturalmente sarebbe ingenuo pensare che soluzioni semplici – come quelle spesso indicate dai leader «populisti» – siano in grado di invertire la rotta. Uno sguardo realistico impone infatti di riconoscere che le nostre istituzioni sono investite (e saranno investite sempre più nei prossimi anni) da sfide economiche, tecnologiche e ambientali dalla portata troppo ampia perché si possa pensare a rimedi palingenetici. Anche l’ipotesi di un rafforzamento del potere decisionale degli esecutivi potrebbe essere fuorviante. E un contributo potrebbe invece venire proprio dall’intensificazione della partecipazione. Questa è per esempio la proposta che viene avanzata in Una nuova democrazia. Come i cittadini possono ricostruirla dal basso (Il Margine, pp. 97), un volumetto firmato dal filosofo Charles Taylor insieme con Patrizia Nanz e Madeleine Beaubien Taylor. L’idea alla base del libro – che è per molti versi una sorta di manifesto per un rinnovamento politico che parta dalle comunità locali – è che le democrazie occidentali si trovano dinanzi a due problemi interconnessi: per un verso, i rappresentanti eletti non sono in grado di individuare le politiche più efficaci; per l’altro, evitano di prendere decisioni drastiche perché temono di perdere il sostegno dei loro elettori. Al fondo di entrambe le questioni si trova l’erosione dei canali organizzati di trasmissione degli interessi, che consentivano in passato la formazione delle domande e il loro trasferimento verso le forze politiche. Se spesso, per risolvere tale scollamento, si è pensato al rinvigorimento dei partiti, i tre estensori del manifesto puntano invece sulle comunità locali. «Solo se valorizziamo e rinvigoriamo la democrazia dalla base, la cittadinanza si chiarirà le idee riguardo a che cosa chiedere o a quale futuro immaginarsi per la propria comunità o regione», scrivono infatti. In questa chiave, nel libro vengono presentati soprattutto degli esempi virtuosi di comunità locali che, in Europa e in Nord-America, sono state in grado di sperimentare soluzioni per superare le conseguenze della de-industrializzazione. Il punto che viene sottolineato non è però relativo al tipo di risposta offerta alla deindustrializzazione, bensì all’arresto dell’erosione dei legami comunitari e al rafforzamento dell’identità e dell’orgoglio della comunità. La discussione e la partecipazione – prima ancora che produrre soluzioni – ricostituiscono cioè il senso stesso dell’azione collettiva, come presupposto per avanzare richieste ai rappresentanti politici. Naturalmente non tutti gli esempi presentati in Una nuova democrazia sono replicabili. E gli ostacoli al raggiungimento degli obiettivi non sono trascurabili. Ma si tratta di esperienze su cui vale la pena meditare. Perché è davvero probabile che la strada per ricostituire le fragili basi dei nostri sistemi politici passi anche da ciò che resta delle nostre comunità.

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