martedì 21 settembre 2021

Gli elettori si sono imprigionati in una bolla. E adesso le idee non si confrontano più

di Martino Loiacono

Questo testo è apparso su "ItaliaOggi" il 2 febbraio 2021.

Una delle rivoluzioni più rilevanti degli ultimi anni è senza dubbio quella derivante dall'avvento dei social media. I social, in breve tempo, hanno imposto un netto cambiamento al modo di vivere e consumare di milioni di cittadini. Ma hanno modificato notevolmente anche il modo di informarsi, influenzando massicciamente la politica e il dibattito pubblico. La polarizzazione e la conflittualità che stanno coinvolgendo buona parte delle società occidentali sono dovute, tra le altre cose, alle modalità e alle logiche con cui essi operano.

I social media, rispetto ai media tradizionali come la televisione, si basano infatti sulla profilazione dei propri utenti. Tale meccanismo, rispetto alla comunicazione di massa, garantisce a queste piattaforme la possibilità di raggiungere specifici target di pubblico con la pubblicità e incentiva l'interazione tra profili che condividono gli stessi interessi. In base ai «mi piace», alle condivisioni e ai commenti, gli algoritmi che regolano i social favoriscono l'engagement con contenuti affini ai propri gusti. Se questo è chiaramente un vantaggio, perché facilita e semplifica i rapporti tra l'utente e le sue passioni, è anche un problema perché, in una prospettiva politico-informativa, tende a creare delle bolle mediatiche.

Delle bolle all'interno delle quali si ritrovano utenti caratterizzati dagli stessi orientamenti politici e ideologici. Il meccanismo è semplice, quanto efficace: grazie alla profilazione, i social avvicinano gli utenti dalle preferenze simili e allontanano quelli dalle preferenze diverse. Gli utenti, in base ai propri comportamenti, vengono così portati a interagire con profili e pagine in linea con i loro interessi. Questo processo, che si rafforza e perfeziona con il costante utilizzo dei social, porta quindi alla creazione delle cosiddette echo-chambers, cioè camere dell'eco in cui vengono di fatto eliminate visioni e interpretazioni divergenti.

Bolle autoreferenziali che per la loro omogeneità rischiano di far passare determinate opinioni o visioni del mondo come assolute. Del resto, se la verità si limita a quanto propone la bolla in cui l'utente è inserito, è difficile pensare che possa esistere altro al di fuori delle informazioni che circolano al suo interno. Le bolle, proprio per queste dinamiche, facilitano la circolazione di fake news (chi potrebbe contrastarle?), ma limitano anche la disponibilità al confronto, aumentando la conflittualità. Il dibattito pubblico, di conseguenza, viene disincentivato e tende a radicalizzarsi. Se nella democrazia dei partiti di metà Novecento e nella democrazia del pubblico degli anni Ottanta e Novanta esisteva un terreno comune su cui avviare la discussione, nella bubble democracy che si sta via via affermando tutto ciò diventa molto più difficile. Proprio perché le informazioni a cui sono esposti gli individui sono talmente diverse che risulta complesso condividere un'unica realtà.

Il passaggio dalla democrazia dei partiti alla democrazia del pubblico, descritto da Bernard Manin nel suo Principi del governo rappresentativo, ebbe sicuramente delle conseguenze mediatico-comunicative, ma non così radicali come quelle appena descritte. Certo, con il passaggio dalle masse al pubblico televisivo, partiti e parlamenti persero la tradizionale centralità a vantaggio dello spettacolo televisivo. Tuttavia, pur nelle sue sfaccettature, rimase una realtà condivisa su cui fondare i dibattiti. La transizione verso la bubble democracy, come illustrato nell'omonimo saggio da Damiano Palano, a causa delle tante e contrapposte bolle create dai social, complica la costruzione di una realtà condivisa su cui convergere per confrontarsi. La segmentazione del pubblico in tanti e diversi pubblici esposti a messaggi eterogenei e contrastanti rende così difficile l'incontro e il confronto tra persone dalle posizioni ideologiche differenti.

Lo scontro tra bolle deve quindi essere affrontato con rigore, evitando condanne preventive o approcci semplificatori nei confronti delle nuove tecnologie. Resta però la necessità di capire come vincere la polarizzazione estrema e una conflittualità crescente.

 

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