lunedì 6 gennaio 2014

Tecnocapitalismo, insidia della "realtà ibrida". Un libro di Ayesha e Parag Khanna



di Damiano Palano

Questa recensione a Ayesha e Parag Khanna, L’età ibrida. Il potere della tecnologia nella competizione globale (Codice, pp. 114, euro 11.90), è apparsa su "Agorà - sette", supplemento culturale di "Avvenire", il 27 dicembre 2013.

William Gibson, il fondatore del cyberpunk, scrisse una volta che un autore di fantascienza non ha necessariamente bisogno di immaginare il futuro, perché “il presente è già abbastanza inquietante”. E non è affatto casuale che Ayesha e Parag Khanna pongano la frase dello scrittore americano in apertura del loro L’età ibrida. Il potere della tecnologia nella competizione globale (Codice, pp. 114, euro 11.90). Il volumetto, che si colloca in quel filone dagli incerti confini che è la ‘futurologia’, cerca infatti di immaginare le trasformazioni che subiranno le nostre società nei prossimi decenni. E dal quadro non mancano certo i motivi di inquietudine. Secondo i due analisti la nuova “età ibrida”, contrassegnata dalla fusione tra diverse tecnologie, produrrà innanzitutto conseguenze radicali sul piano politico. La potenza non sarà più determinata dall’estensione geografica o dal peso demografico, ma dalla capacità di produrre innovazione tecnologica. Gli Stati conteranno sempre meno, mentre un ruolo decisivo sarà giocato dalle grandi città globali, centri di sviluppo delle conoscenze. E, dal punto di vista economico, nel “tecno-capitalismo” diventerà sempre più difficile distinguere tra casa, ufficio e lavoro. Le insidie maggiori deriveranno però dalle implicazioni sugli esseri umani. La tecnologia ci consentirà infatti non soltanto di modificare il nostro modo di interagire con l’ambiente, ma anche di creare rappresentazioni di noi stessi solo parzialmente (o per nulla) reali. Col risultato che la “realtà ibrida” potrebbe apparirci alla fine più seducente della vita normale, e costringerci così ad adattarci ai nostri avatar virtuali. 
Che questi rischi non siano solo ipotesi è evidente già oggi. I Khanna si richiamano d’altronde alla lezione di Alvin e Heidi Toffler, due pionieri della ‘futurologia’ che negli anni Settanta previdero l’avvento della società dell’informazione, prefigurando al tempo stesso le nuove fragilità che il cambiamento avrebbe prodotto. Anche l’“età ibrida” è destinata a presentare le medesime ambivalenze. I problemi principali del nostro futuro consisteranno così proprio nella difficoltà di gestire a livello etico e psicologico le promesse dell’immaginario tecnologico. Un immaginario che presenterà sempre più la tecnologia come uno strumento onnipotente, capace di liberare gli uomini dalla fatica, dall’ansia e dal dolore, oltre che di modificare persino la “natura umana”. E se conosciamo qual è stato nel Novecento il costo del secolo delle ideologie, non possiamo neppure immaginare quale prezzo dovremo pagare per rincorrere le illusioni della nuova “età ibrida”.

Damiano Palano

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