giovedì 17 novembre 2011

Verso un governo tecnico? Le incognite del dopo-Berlusconi


Questa intervista di Carlos Camino a Damiano Palano è stata pubblicata, in forma più breve, nei giorni scorsi sul quotidiano spagnolo “El confidential”. Questo è testo integrale.

Sembra che Mario Monti sarà il nuovo premier di un governo di unità nazionale. Quali possono essere gli scenari politici in Italia con un governo di questo tipo?

L’incognita principale è cosa farà Silvio Berlusconi. La fine del suo governo potrebbe segnare la fine della sua avventura politica. Personalmente, penso che questa eventualità sia molto improbabile. Per molti motivi, Berlusconi non si ritirerà dalla scena politica e, dunque, inizierà a pensare alla prossime elezioni, con la fondazione di un nuovo partito e una campagna martellante. Questa prospettiva però indebolisce molto la forza di un governo guidato da Mario Monti. Ma molto dipende proprio da cosa farà Berlusconi e da cosa succederà dentro il suo partito, il Popolo della Libertà.

Il governo Monti può essere un vero governo di ‘unità nazionale’, una ‘grande coalizione’, solo alla condizione che sia appoggiato da tutte le principali forze politiche: il PDL (con Silvio Berlusconi), l’UDC di Casini e soprattutto il Partito Democratico. Questo governo avrebbe la forza in Parlamento per ‘gestire’ la pressione dei mercati, ma dovrebbe imporre molti ‘sacrifici’: tagli alla spesa sociale, un innalzamento dell’età pensionabile, la riduzione di dipendenti pubblici, un aumento delle tasse (con l’introduzione della legge ‘patrimoniale’). Queste misure sono ovviamente impopolari e dannose sia per il PDL, sia per il PD. Perciò, il governo Monti può realizzare il suo programma di ‘emergenza’ solo con l’appoggio di questi due partiti.

Personalmente, ritengo questo scenario poco probabile perché penso che Berlusconi non appoggerà il governo Monti, o che almeno non lo appoggerà in modo rilevante e senza condizioni: sarebbe troppo ‘costoso’ in vista delle successive elezioni. Penso piuttosto che uscirà di scena per qualche tempo, concedendo un appoggio a Monti, ma senza esporsi in prima persona, fino a che non sarà il momento di lanciare la campagna elettorale.

Gli scenari alternativi così sono due. Scenario A) Il PDL si spacca e una parte consistente appoggia il governo Monti, che si conquista una larga maggioranza in Parlamento, da destra e sinistra: questo governo potrebbe durare in carica fino al 2013, gestendo l’emergenza economica e realizzando la riforma elettorale. In questo caso, il governo avrà due opposizioni: a sinistra, l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e la sinistra più radicale (guidata da Vendola); a destra, Berlusconi, il suo nuovo partito e la potenza di fuoco del suo impero mediatico, oltre che la Lega. Scenario B) Berlusconi continua a controllare la gran parte del PDL: in questo caso, il governo Monti avrebbe vita molto breve e sarebbe solo una parentesi prima delle elezioni. Si andrebbe a votare così nella primavera del 2012, in una situazione economica molto critica. Il Partito Democratico non avrebbe infatti la forza in Parlamento per sostenere Monti, ma farlo – senza il contemporaneo appoggio del Pdl – significherebbe perdere voti a sinistra (Di Pietro e Vendola). Ma anche questa ipotesi è solo in parte probabile.

Lei pensa vede  figura carismatica che possa godere della fiducia di gran parte del popolo italiano?

In Italia in questo momento ci sono molti leader potenziali. Forse ce ne sono addirittura troppi. Il problema è che il quadro dei partiti è in grande trasformazione. L’uscita di scena di Berlusconi provocherà un grande terremoto, la nascita di nuovi partiti e, probabilmente, la formazione di un nuovo partito di centro (più simile alla Democrazia Cristiana). Ma fino a quando Berlusconi non sarà uscito di scena, nessun leader avrà la forza politica, economica, mediatica per conquistare la leadership nel centro-destra. Inoltre, i partiti di centro (UDC) e quelli di sinistra (PD, IDV e SEL) non sono compatibili dal punto di vista elettorale.


Lei pensa che, dopo che i mercati si saranno calmati con il governo Monti, i nuovi risultati elettorali potranno portare a nuova instabilità e dunque ancora un'altra volta alla sfiducia dei mercati?

Personalmente, ritengo che la situazione sia molto preoccupante. Da un certo punto di vista, penso che il governo Monti – o un altro governo ‘tecnico’ – sarà molto debole, con una maggioranza parlamentare molto incerta. Per questo, potrà forse solo ‘tranquillizzare’ i mercati. Ma non dimentichiamo che le prospettive economiche italiane non sono buone (la crescita stimata per il 2012 è prossima allo 0,1%). Ed eventuali ‘sacrifici’ non miglioreranno la situazione. L’alternativa delle elezioni nel 2012 penso sia probabile, ma altrettanto preoccupante. Andare a votare in questa tempesta finanziaria è un salto nel vuoto per un motivo in particolare: l’attuale sistema elettorale italiano non assicura che ci sia una maggioranza in entrambe le Camere. Nel 2006, il governo Prodi, per esempio, aveva la maggioranza solo alla Camera, ma al Senato doveva affidarsi al voto dei senatori a vita. Oggi, i sondaggi danno un grande vantaggio alla coalizione di centro-sinistra, ma ciò non è molto indicativo. Non sappiamo ancora quali partiti formeranno effettivamente questa coalizione, e con chi deciderà di allearsi il PD. Inoltre, non si può sottovalutare il potenziale della campagna elettorale di Berlusconi, che in queste elezioni getterà tutte le proprie energie residue. Il rischio, dunque, è che le nuove elezioni – se si svolgeranno con questo sistema elettorale – non diano una maggioranza chiara e un governo stabile. E probabilmente la reazione dei mercati a questa situazione sarebbe disastrosa.

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